Istituto Universitario di Architettura di Venezia
Corso di Diploma in Sistemi Informativi Territoriali (prof.ssa Alberta
Bianchin)
Lezioni ed esercitazioni a cura di Markus M.
Hedorfer
Argomento trattato durante le lezioni dell'8, 15 e 29 aprile e del 6 maggio 1997.
Sommario di questa pagina:5. Un Esempio di Carta Numerica
Il foglio d'esempio realizzato per il corso di cartografia numerica riguarda una porzione del territorio della terraferma veneziana che interessa l'area delimitata approssimativamente dalla Piazza del Mercato di Marghera, da alcuni stabilimenti della Prima Zona Industriale di Porto Marghera, dallo scalo ferroviario antistante Chirignago e da una parte del Quartiere Piave-1866 di Mestre.
Il suo nome MDRMPCOV è un acronimo che sta per Modello Digitale della Realtà Materialmente Percepibile (Coverage). La sua struttura è una copertura (in inglese coverage) poligonale di Arc/Info che contiene però anche alcuni elementi lineari (oggetti monodimensionali nello spazio bidimensionale) che non fungono da confine tra poligoni. I confini tra poligoni possono essere sia elementi lineari per convenzione che per deduzione, mentre gli elementi lineari che non hanno il ruolo di confine sono sempre elementi lineari per convenzione.
Sono disponibili i seguenti files che possono essere salvati sul proprio PC selezionando i nomi con il mouse. Attenzione però: si presume che chi salva uno di questi files abbia seguito le lezioni, dove sono state fornite le indicazioni su come procedere per utilizzarli, o che abbia già letto quanto descritto su questa pagina e sulle pagine che trattano gli argomenti correlati. Se così non dovesse essere, conviene prima procedere a qualche minuto di lettura o farsi raccontare le cose dai colleghi del corso...
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Prima di poter consultare, interrogare e modificare una copertura creata da un'altra persona con un altro calcolatore (magari anche con un software e un altro sistema operativo) occorre eseguire tre passaggi:
Paragonando le procedure di recupero, ripristino e conversione dei dati che si intendono utilizzare a ciò che di solito si fa quando si acquista, per esempio, un set di piatti per la casa, la fase del recupero corrisponde all'andata al negozio, dove si spiega al commesso o alla commessa quello che si vuole e da dove si porta a casa la merce acquistata e opportunamente imballata.
Anche la merce digitale, come dati e software, viene offerta sul 'mercato telematico' (a volte gratis, a volte dietro pagamento) con un 'imballaggio' adatto al 'trasporto' dal negozio virtuale a casa nostra o in ufficio. Come nel caso del set di piatti, anche un insieme di dati geografici deve essere posto in uno 'scatolone' adatto. Bisognerà anche qui stare attenti che i dati non 'sbattino' uno contro l'altro danneggiandosi a vicenda e che durante l'imballaggio si risparmi il più possibile spazio per evitare che il trasporto diventi troppo complicato.
Lo 'scatolone' è, per la merce virtuale, di solito un particolare tipo di archivio (file) che consente di immagazzinare i files che contengono effettivamente i dati ed eventuali files di contorno, come programmi per la gestione dei dati o testi che spiegano come sono fatti i dati (metadati) e come si utilizzano. Gli strumenti informatici che consentono di creare questi archivi estesi aggiungono poi le necessarie informazioni su come sono disposti all'interno di questo unico file i singoli files da trasportare. Se queste informazioni non ci fossero, sarebbe impossibile rimettere successivamente insieme nel modo corretto i files trasportati (è un po' come le palline di polistirolo che separano i piatti).
La tecnica di disporre in modo 'economico' gli oggetti (files) nello 'scatolone' corrisponde invece, nell'informatica, agli algoritmi di compressione. Sono particolari funzioni matematiche che consentono di riorganizzare l'intero contenuto di un file in modo da eliminare, per esempio, le ripetizioni di parole che sono particolarmente 'sprecone' di spazio. Se, in un file di testo di 10.000 byte (10.000 caratteri) compare cento volte la parola "Amministrazione" (15 caratteri + 1 carattere spazio = 16 byte), si può stabilire che "Amministrazione " viene sostituito da "@#" (una combinazione di due caratteri che non compare altrove nel testo e che occupa solo 2 byte). Anziché archiviare cento volte 16 byte (= 1600 byte) si archivieranno cento volte soltanto 2 byte risparmiando così ben 1400 byte (Ovviamente bisognerà anche togliere i byte che servono per assegnare "@#" a "Amministrazione "). I programmi di compressione dei files utilizzano naturalmente algoritmi molto più potenti per ridurre le dimensioni anche di files grafici e altri archivi binari.
Il primo file di 'trasporto' che ora si considera si chiama mdrmpcov.tgz e si trova all'indirizzo internet http://cidoc.iuav.unive.it/~hedorfer/docs/dgcav/mdrmpcov.tgz. Prima di salvarlo sul proprio PC, occorre tuttavia predisporre una directory apposita nella quale eseguire le esercitazioni. Per convenzione, propongono di chiamare questa directory di lavoro c:\utenti\cartnum1. Se non esiste già sul calcolatore bisognerà crearla avviando il prompt di MS-DOS e digitare quanto segue (la directory in cui ci si trova dopo aver avviato il prompt di MS-DOS è probabilmente c:\windows):
A questo punto si può avviare il browser internet (di solito Netscape Navigator o Microsoft Explorer) e digitare la locazione (URL = Uniform Resource Locator) http://cidoc.iuav.unive.it/~hedorfer/docs/dgcav/mdrmpcov.tgz. A seconda della configurazione del proprio PC, possono ora apparire due messaggi differenti:
Dopodiché appare una finestra intitolata "Save As..." dove si può specificare in quale posizione salvare il file. Indicando la directory c:\utenti\cartnum1 e lasciando il nome del file invariato (mdrmpcov.tgz), bisogna premere il pulsante "Salva" e attendere finché è terminata l'operazione (può a volte anche richiedere alcuni minuti).
Messo nello 'scatolono' virtuale e opportunamente compresso, il file giunge quindi al destinatario che si deve ora occupare delle procedure di 'disimballo' della merce telematica. A questo proposito è naturalmente indispensabile che utilizzi gli stessi programmi che il fornitore dei dati ha utilizzato per l'imballaggio. Un elenco dei formati e dei programmi più comuni si trova alla pagina "Procedure per lo Scambio dei Dati".
I programmi che servono per ripristinare i files originali contenuti in mdrmpcov.tgz sono GNU ZIP e TAR per DOS. Se questi due programmi non sono ancora installati sul proprio PC, si può procedere nel modo seguente:
Ora nella directory c:\utenti\cartnum1 sarà presente ancora il file mdrmpcov.tar, ma anche la directory mdrmp. Dentro la directory mdrmp, invece, si trova il file di interscambio di Arc/Info mdrmpcov.e00.
L'ultima operazione, prima di poter accedere ai dati con l'ausilio di un software dedicato (nel nostro esempio ArcView), riguarda la riscrittura degli archivi decompressi e 'disimballati' secondo le specifiche (formato) del software in questione. Anche qui può ancora essere d'aiuto il paragone con il set di piatti: ognuno, a casa propria, seguirà delle procedure diverse per disporre i piatti nei vari armadi. Qualcuno potrebbe preferire ordinarli secondo il colore, qualcun altro secondo la dimensione e la forma, e qualcun altro ancora potrebbe addirittura trovarsi meglio con una disposizione apparentemente disordinata...
La stessa cosa succede con gli archivi digitali. Ogni ditta che produce uno specifico software preferisce organizzare i dati in modo da corrispondere meglio alle caratteristiche e funzionalità del programma. Questi formati proprietari presentano tuttavia un inconveniente particolarmente problematico: nessuno, a parte i programmatori assunti dalla ditta, conosce il modo di organizzare i dati. Mentre per i files di testo può spesso bastare un po' di tenacia e fantasia per dedurre l'organizzazione dei dati, nei files binari bisogna assolutamente conoscere il modo di interpretare i valori registrati. Un file binario è una successione apparentemente incomprensibile di coppie di valori esadecimali, dove per esempio "E6" (per distinguere i valori esadecimali da quelli decimali, spesso si usa anteporre alla coppia di valori uno zero seguito da una "x"; anziché scrivere "E6" si scriverà quindi "0xE6") sta per il valore binario "III00II0" che, nel sistema decimale, corrisponde al numero 230 il quale, a sua volta, identifica in DOS il carattere "µ" e in Windows il carattere "æ". Ecco perché i files binari appaiono come riempiti di soli caratteri strani e possono talvolta produrre anche degli effetti come suoni e, se ci va male, il blocco del sistema, quando il valore è inferiore a 0x20 = 32 (carattere spazio). A dire il vero, anche un file di testo è un file binario. Esistono però degli standards universalmente riconosciuti su come interpretare le coppie di valori esadecimali, di cui i più duffusi sono l'ASCII (American Standard Code for Information Interchange), quello dell'ANSI (American National Standards Institute) e quello OEM (Original Equipment Manufacturer) della IBM. Essendo quindi questo formato binario praticamente l'unico ad essere interpretabile effettivamente da tutti, è utile distinguere tra files di testo e (altri) files binari.
Visto che i files di testo hanno questa caratteristica di essere interpretabili da tutti, la cosa più ovvia sarà quindi comunicare tra software diversi utilizzando questo particolare formato. Visto però anche che esistono comunque alcune differenze tra i formati citati sopra, si è convenuti di utilizzare soprattutto la codifica ASCII. l'ASCII è lo standard su cui si basano tutti gli altri: i caratteri ASCII compresi tra 0x20 (= 32, carattere spazio) e 0x7E (= 126, carattere tilde "~"), infatti, sono uguali sia nel set di caratteri ANSI (utilizzato da Windows) che in quello OEM IBM (utilizzato da DOS). Un archivio di testo che quindi utilizza solamente questi caratteri sarà interpretabile con gli editor di testo standard forniti con i vari sistemi operativi, come VI di UNIX, EDIT di DOS o NOTEPAD di Microsoft Windows. Tra gli archivi di testo di UNIX e DOS esistono solamente delle piccole differenze per quanto riguarda la gestione dei ritorni a capo (caratteri di fine riga) e dei caratteri di fine file; per gli utilizzatori di UNIX sono però disponibili due programmi (DOS2UNIX e UNIX2DOS) che adattano un testo DOS a UNIX e viceversa. Per comunicare, dunque, tra software e sistemi operativi diversi, si utilizzano generalmente dei files di testo che utilizzano i caratteri fino a 0x7E e che seguono una particolare sintassi accettata da tutti coloro che intendono produrre o leggere questi files. Per il fatto che questi formati di files di testo sono leggibili e interpretabili da tutti, si parla generalmente di formati di interscambio. Esempi di formati di interscambio per documenti di testo formattato (contenenti, cioè, non solamente i caratteri, ma anche informazioni sulla dimensione e lo stile delle lettere, la disposizione dei paragrafi e così via) possono essere il Rich Text Format (RTF) o, più recentemente, anche lo Hypertext Markup Language (HTML). Una riga di testo come
Normale, grassetto, corsivo e grassetto-corsivo
dove la parola "grassetto" deve essere scritta in grassetto, la parola "corsivo" in corsivo e la parola "grassetto-corsivo" sia in grassetto che in corsivo, verrà codificata in un file RTF come
Normale, {\b grassetto}, {\i corsivo} e {\b\i grassetto-corsivo}
e in un file HTML come
Normale, <B>grassetto</B>, <I>corsivo</I> e <B><I>grassetto-corsivo</I></B>
Anche i files di interscambio per dati grafici e geografici sono generalmente files di testo che agiscono in modo analogo. Nella tabella riportata sulla pagina "Formati di Interscambio" vengono elencati alcuni formati di interscambio più utilizzati per il trasferimento di dati geografici.
Il formato di interscambio che serve per poter lavorare in ArcView con dati creati con Arc/Info utilizza un particolare tipo di file di testo, l'Arc/Info Interchange File che normalmente ha l'estensione .e00. Poiché il comando di Arc/Info export (con cui si creano i files di interscambio) consente di spezzare questi files in più files, è però possibile incontrare anche estensioni diverse da .e00. Se, per esempio, si istruisce il comando export a creare quattro files separati per esportare la copertura mdrmpcov, si ottengono, anziché un unico file chiamato mdrmpcov.e00, quattro files chiamati mdrmpcov.e00, mdrmpcov.e01, mdrmpcov.e02 e mdrmpcov.e03. In questo modo è quindi possibile suddividere un'unica copertura in un massimo di cento (da 00 e 99) files di interscambio. Il documento Microsoft Word mdrmpcov.e00.doc (Attenzione: il file 'pesa' più di 3 Mbyte, per salvarlo sul proprio PC conviene scaricare la versione compressa mdrmpcov.e00.doc.zip) riporta integralmente il file di interscambio mdrmpcov.e00. Sebbene il testo sia stato formattato con una dimensione di quattro punti (occorre impostare lo zoom al 200% per vederci qualcosa) e disposto su più colonne, questo documento è ancora lungo ben 125 pagine in formato A4 - il file di solo testo contiene quasi tre milioni di caratteri! Per orientarsi un po' all'interno di questo immenso documento, è possibile 'navigare' tra i segnalibri (selezionare il comando "Segnalibro..." dal menu "Modifica" di Microsoft Word ed impostare "Ordina per:" a "Posizione")
Prima di poter avviare ArcView per vedere il contenuto della copertura mdrmpcov, è ovviamente necessario importare il file di interscambio di Arc/Info. Con ArcView viene fornita anche un'utilità stand alone (che sta da sola, cioè può essere eseguita senza avviare ArcView e senza bisogno della chiave hardware) che può essere richiamata dal prompt di MS-DOS. L'utilità in questione si chiama import e il suo file eseguibile IMPORT.EXE si trova nella sottodirectory bin della directory dove è installato ArcView (sui PC in aula 5 è la directory c:\progwin3\arcview2). Occorre eseguire i seguenti passaggi.
Una volta avviato il programma ArcView, si presenta la finestra principale dell'applicazione con la scritta "ArcView" sulla barra del titolo, quattro voci di menu ("File", "Project", "Window" e "Help") e una finestra interna (nel linguaggio tecnico si parla di finestra figlia) con la scritta "Untitled" sulla barra del titolo, tre pulsanti ("New", "Open" e "Print") di cui solo il primo è attivo, a sinistra una casella di riepilogo con cinque icone e le relative scritte ("Views", "Tables", "Charts", "Layouts" e "Scripts") e a destra una casella di riepilogo vuota.
Come molti software GIS, anche ArcView è organizzato per moduli. Le cinque voci nella casella di riepilogo di sinistra della finestra "Untitled" rappresentano e chiavi di accesso ai vari moduli che hanno le seguenti funzioni.
Per il momento, però, interessano solamente le visualizzazioni. Prima di richiamare la copertura MDRMPCOV, è quindi necessario creare una nuova visualizzazione selezionando la relativa icona dalla casella di riepilogo (all'apertura di ArcView è già selezionata) e premere il pulsante "New". Fatto questo, appare una seconda finestra figlia con la scritta "View1" sulla barra del titolo e la barra del menu della finestra principale risulta essere modificato (è sparita la voce "Project" e si sono inserite le voci "Edit", "View", "Theme" e "Graphics"). A questo punto, la finestra dell'applicazione si è un po' 'affollata'. Conviene infatti ingrandirla a tutto schermo premendo il pulasante in alto a destra con la freccia orientata verso l'alto. Ora è possibile disporre comodamente i vari elementi sul desktop. Selezinando ora la finestra "View1" e ora la finestra "Untitled", si vede come cambiano la barra del menu e la barra degli strumenti (i pulsanti con le icone). Ogni singolo modulo di ArcView dispone, infatti, di un proprio insieme di comandi con cui gestire le varie operazioni.
Prima di aprire effettivamente dei dati geografici, conviene nuovamente ingrandire a tutto schermo anche la finestra figlia "View1". Altrimenti sarà abbastanza difficile vedere bene il disegno. Si preme quindi il pulsante in alto a sinistra della finestra "View1" con la freccia orientata verso l'alto. L'aspetto grafico dell'applicazione è ora molto simile ad una qualsiasi applicazione di Windows con interfaccia a documenti multipli o, brevemente, Applicazione MDI (Multiple Document Interface), come Microsoft Word o altre.
La finestra "View1" è, come si vede, divisa in due parti: a destra si ha una finestra bianca che ospiterà il disegno e a sinistra si ha una casella di riepilogo che ospiterà la relativa legenda che viene generata automaticamente. Le due voci di menu che ora interesseranno sono "View" e "Theme". Il menu "View" comprende tutti i comandi che si riferiscono alla visualizzazione attualmente aperta nel suo insieme, mentre il menu "Theme" si riferisce ad un singolo elemento della visualizzazione. Per comprendere bene il concetto di tema in ArcView, conviene procedere direttamente all'apertura della copertura MDRMPCOV. Per fare ciò, si devono eseguire i seguenti passaggi.
Così come appare ora, la visualizzazione della copertura MDRMPCOV non fornisce ancora alcuna informazione significativa. L'interfaccia utente di ArcView consente tuttavia di impostare in modo interattivo delle visualizzazioni significative servendosi dell'Editor di Legende (Legend Editor).
Per avviare questo editor, occorre selezionare con una doppia pressione del tasto sinistro del mouse il tema "Mdrmpcov" nella casella di riepilogo a sinistra (la doppia pressione va effettuata al di fuori della piccola casella di controllo). Appare quindi una nuova finestra figlia (una cosiddetta finestra popup) con la scritta "Legend Editor" nella barra del titolo, due caselle a cascata ("Theme:" e "Field:"), due pulsanti di opzione ("Labels" e "Values"), una serie di pulsanti di cui alcuni disattivati e una tabella dei simboli che, per ora, riporta solamente un rettangolo riempito dello stesso colore con cui sono riempiti i poligoni della visualizzazione. I significati di questi singoli elementi sono i seguenti.
Per poter impostare una legenda significativa per la copertura MDRMPCOV, occorre prima di tutto dare un'occhiata alle loro tabelle degli attributi. Sebbene si possano consultare e modificare le tabelle anche in ArcView (scorrendo, per esempio, la casella a cascata dell'editor di legende), è tuttavia raccomandabile utilizzare un software dedicato più esplicitamente alla gestione delle basi di dati come, per esempio, dBASE oppure consultare la documentazione che dovrebbe essere fornita con i dati (al momento dell'esame questa documentazione verrà fornita!). Nel caso della copertura MDRMPCOV, la documentazione necessaria affinché si possa procedere ad una consultazione efficace dovrebbe contenere informazioni almeno sul nome (convenzionale e descrittivo) della copertura, sulle entità (geo-)grafiche presenti, sugli eventuali impianti topologici e sui dati attributi (tabelle) associati ai dati geografici.
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La questione della documentazione dei dati geografici e dei dati attributi ad essi associati (generalmente si usa il termine Metadati Geospaziali) ha indotto gli scienziati dell'informatica geografica ad elaborare delle regole sintattiche precise per la loro compilazione. Chi volesse approfondire l'argomento e vedere come questi metadati geospaziali vengono codificati può consultare la pagina Web http://geochange.er.usgs.gov/pub/tools/metadata/standard/metadata.html dove viene presentato il relativo standard statunitense messo a punto dal Federal Geographic Data Committee (FGDC), oppure la pagina Web http://forum.afnor.fr/afnor/WORK/AFNOR/GPN2/Z13C/PUBLIC/WEB/ENGLISH/pren.htm dove, invece, viene presentato quello europeo a cura del Comitato Europeo di Standardizzazione (CEN).
Per quanto riguarda le informazioni fornite ai precedenti sette punti, sono da chiarire alcune cose finore non trattate.
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A questo punto, conoscendo quindi la struttura dei dati, diventa abbastanza semplice impostare una visualizzazione dei dati associati ai poligoni della copertura MDRMPCOV con l'ausilio dell'editor di legende di ArcView.
Il campo che si presta maggiormente ad una prima visualizzazione è senz'altro TIPO, ossia il tipo di superficie che ogni singolo poligono della copertura rappresenta. Per attivare il campo TIPO nel tema "Mdrmpcov" ed impostare la relativa visualizzazione è necessario eseguire quanto segue.
Un'ultima cosa che, con ogni probabilità, si vorrà ora fare è cambiare il titolo della legenda. Il titolo "Mdrmpcov" assegnato automaticamente dal software è adatto sicuramente solo a chi conosce molto bene i dati trattati, ma non all'utente finale a cui è destinata la visualizzazione appena impostata. Si procederà quindi nel modo seguente.
Visto che, oltre ai dati grafici, sono di particolare importanza nei GIS anche i dati attributi alfanumerici, ArcView consente - come del resto praticamente tutti i software GIS - di visualizzare con estrema facilità anche le tabelle degli attributi associati all'entità grafica prescelta (nel caso considerato i poligoni e la tabella degli attributi poligonali).
Se ora si ritorna alla finestra "Untitled", selezionando dal menu "Window" la voce "1 Untitled", si vedrà che ora è selezionata l'icona con la scritta "Tables" e che, nella casella di riepilogo a destra è riportata la tabella degli attributi poligonali con la dizione "Attributes of Uso del suolo". Per rimuovere il mix tra inglese e italiano di questo titolo, si può ritornare alla finestra della tabella selezionando dal menu "Window" ora la voce "2 Attributes of Uso del suolo", selezionare dal menu "Table" il comando "Properties...", e digitare nella casella "Title" semplicemente "Uso del suolo", "Dati attributi dell'uso del suolo" o qualcosa del genere.
Infine è possibile salvare sul disco fisso tutte queste impostazioni selezionando dal menu "File" il comando "Save Project" e indicare directory e nome del file di progetto (file con estensione .apr) che si intende assegnare. Questa operazione, ovviamente, non altera i dati visualizzati, ma soltanto le impostazioni di visualizzazione.
A questo punto è possibile uscire da ArcView selezionando dal menu "File" il comando "Exit". Con ogni probabilità verrà di nuovo chiesto se si intende salvare le modifiche apportate al progetto. Dopodiché il controllo passa al sistema operativo.
Una volta salvato un progetto come file sul disco fisso, è naturalmente possibile riaprirlo in qualsiasi istante per rivedere le visualizzazioni impostate in precedenza. Il file di progetto mdrmpcov.apr (estraibile dall'archivio TAR compresso mdrmp.tgz) contiene solamente una finestra "View" con i seguenti tre temi.
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Esaminando i tre temi con l'editor di legende, si può vedere come il tema Poligoni di MDRMPCOV corrisponde esattamente al tema Uso del suolo predisposto poc'anzi in quanto è anch'essa costruita a partire da valori unici del campo TIPO della tabella mdrmpcov.pat. Diversa è la situazione per il tema Archi di MDRMPCOV dove, invece, è stata utilizzata una classificazione dei valori del campo TIPO della tabella mdrmpcov.aat. A partire da una classificazione ad intervalli eguali, sono stati modificati manualmente (attivanto il pulsante di opzione "Values") i valori di riferimento: la prima classe ("Muri") contiene tutti gli archi con valori compresi tra 1 e 11, la seconda classe ("Recinzioni") contiene solamente gli archi con un valore uguale a 12, la terza classe ("Strade") contiene tutti gli archi con valori compresi tra 20 e 29 e, infine, la quarta classe ("Linee per deduzione") contiene tutti gli archi con valori tra 30 e 999. Il tema Centroidi di MDRMPCOV utilizza invece la tabella mdrmpcov.pat in quanto tabella di attributi di punti (centroidi) senza impiegare alcun campo specifico.
Per quanto riguarda la struttura di un file di progetto di ArcView, è da dire che si tratta semplicemente di un file di testo che può essere consultato (e quindi anche modificato!) con un qualsiasi editor di testo come NOTEPAD, Microsoft Word, ecc.. Chi volesse consultare la struttura 'interna' di un file .apr senza correre il rischio di apportare per errore delle modifiche, può salvarsi sul proprio PC il documento Word step0002.apr.doc che è già formattato con una dimensione di caratteri di 5 punti (bisogna impostare lo zoom ad almeno il 150%) e disposto su due colonne di modo che il tutto trovi spazio su cinque pagine in formato A4.
Il passo successivo alla semplice consultazione dei dati grafici ed alfanumerici di una carta numerica consiste nella visualizzazione di informazioni non esplicitamente archiviate nelle tabelle della copertura.
Un problema di questo genere potrebbe essere formulato ponendo il seguente quesito:
Come posso rappresentare i soli perimetri degli edifici senza che vengano visualizzati i muri di divisione tra singoli corpi e senza che venga tracciata la linea perimetrale laddove un corpo di edificio viene 'tagliato' dal limite dell'area descritta?
Ciò, ovviamente, non è possibile impostando una qualche legenda in base al campo TIPO della tabella mdrmpcov.pat. Anche se si campissero i soli poligoni che rappresentano degli edifici (TIPO = 2) non ci sarebbe modo per non tracciare la linea di bordo del poligono nelle condizioni richieste dal quesito espresso sopra. Bisogna cominciare a partire dai dai contenuti nella tabella degli attributi degli archi (mdrmpcov.aat). Sebbene le linee con TIPO = 2 corrispondano effettivamente a tali condizioni, è tuttavia possibile arrivare al medesimo risultato tramite un'altra via. Si potrebbero, per esempio, fare le seguenti osservazioni.
Esprimendo queste condizioni con un linguaggio un po' più sintetico si potrebbe quindi dire:
Seleziona tutte le linee
dalla tabella mdrmpcov.aat
dove
LP_TIPO è uguale a 2 e RP_TIPO
è diverso da 2
oppure
RP_TIPO è uguale a 2 e LP_TIPO
è diverso da 2
e
TIPO è diverso da 999
Esprimendo, poi, questa stessa frase con un linguaggio ancora più sintetico, utilizzando anche espressioni matematiche, si potrebbe dire:
Seleziona tutto
da mdrmpcov.aat
dove
(((LP_TIPO = 2) & (RP_TIPO <> 2)) | (( RP_TIPO = 2) &
(LP_TIPO <> 2))) & (TIPO <> 999)
Traducendo queste parole in inglese e sostituendo i simboli & e | rispettivamente con AND e OR si ottiene l'espressione
SELECT *
FROM MDRMPCOV.AAT
WHERE (((LP_TIPO = 2) AND (RP_TIPO <> 2)) OR (( RP_TIPO = 2) AND
(LP_TIPO <> 2))) AND (TIPO <> 999)
che è un'espressione valida del Linguaggio di Interrogazione Strutturato (Structured Query Language, SQL) che funge da 'genitore' per quasi tutti i linguaggi di interrogazione dei software di gestione delle basi di dati.
Nel caso del software ArcView, normalmente, non è necessario specificare né il comando SELECT né la clausola FROM e neppure la parola WHERE dell'ultima clausola. Quando si imposta un'interrogazione (query) con ArcView dovrebbe già essere chiaro di quale tabella degli attributi si parla (se ci si occupa di archi la tabella sarà la AAT, se ci si occupa di poligoni la tabella sarà la PAT e così via) e che si intendono selezionare tutti i campi della tabella. Ciò considerato, e considerato anche che ArcView utilizza i caratteri minuscoli per esprimere le condizioni dell'interrogazione e che i nomi dei campi devono essere racchiuse tra parentesi quadre, l'espressione si riduce semplicemente a
((([Lp_tipo] = 2) and ([Rp_tipo] <> 2)) or (([Rp_tipo] = 2) and ([Lp_tipo] <> 2))) and ([Tipo] <> 999)
ArcView consente, inoltre, l'utilizzo dell'operatore XOR che, a differenza dell'operatore OR, è esclusivo. Ciò vuol dire che, mentre per l'operatore OR è sufficiente che una delle due espressioni sia soddisfatta, per l'operatore XOR deve essere soddisfatta una soltanto, ma mai tutte e due insieme. Ossia
VERO or VERO restituisce VERO ,
VERO or FALSO restituisce VERO ,
FALSO or VERO restituisce VERO, ma solo
FALSO or FALSO restituisce FALSO.
Dall'altra parte
VERO xor VERO restituisce FALSO,
VERO xor FALSO restituisce VERO ,
FALSO xor VERO restituisce VERO, e
FALSO xor FALSO restituisce di nuovo FALSO.
Dato che la condizione chiede che solo uno dei due poligoni sia definito come "corpo di edificio", l'intera prima parte della query può essere riscritta utilizzando l'operatore XOR ottenendo infine
(([Lp_tipo] = 2) xor ([Rp_tipo] = 2)) and ([Tipo] <> 999)
Avviando ArcView, aprendo il file di progetto step0001.apr (estraibile dall'archivio TAR compresso step0001.tgz) e consultando la visualizzazione "Archi di MDRMPCOV", si può immediatamente verificare se l'espressione funziona. Selezionando dal menu "Theme" il comando "Query..." viene avviato il "Query Builder" ("Costruttore di Interrogazioni") che è di nuovo una finestra popup che riporta nella barra del titolo il nome del tema prescelto (nel caso qui considerato "Mdrmpcov"). È possibile definire le espressioni interattivamente selezionando nomi di campi ("Fields"), operatori (i pulsanti al centro) e valori dei campi ("Values") oppure digitandole direttamente da tastiera nella casella di testo in basso a sinistra. Una volta verificato che nella casella di testo è riportata esattamente la stessa espressione scritta poc'anzi, si può premere il pulsante "New Set" ("Nuovo Insieme"). La finestra popup può essere chiusa e la visualizzazione evidenzia in colore rosso i soli perimetri degli edifici senza che vengano visualizzati i muri di divisione tra singoli corpi e senza che venga tracciata la linea perimetrale laddove un corpo di edificio viene 'tagliato' dal limite dell'area descritta, esattamente come richiesto all'inizio.
Molto probabilmente non ci si accontenterà del fatto che la selezione appena impostata non sia permanente (selezionando, per esempio, con il mouse altri archi la selezione impostata con il costruttore di interrogazioni sarà perduta). Per rendere invece permanente una selezione in base ad un'interrogazione, è possibile includere l'espressione direttamente nella definizione del tema. Attivando la finestra "Perimetri degli edifici", selezionando il tema omonimo e richiamando il comando "Properties" dal menu "Theme", si vede che nella casella di testo al centro della finestra popup "Theme Properties" ("Proprietà del Tema") è riportata l'espressione di prima. Premendo il pulsante con l'icona che riporta un martello stilizzato e un punto interrogativo, si può infatti avviare il costruttore di interrogazioni ed eseguire una query direttamente al momento dell'impostazione del tema stesso.
Per avere il quadro completo di come si possono ottenere delle visualizzazioni con procedure man mano meno interattive, è opportuno considerare anche la possibilità di relazionare tra loro tabelle fisicamente indipendenti.
Un esempio abbastanza semplice può essere quello di gestire la redazione delle voci testuali della legenda relativa all'uso del suolo non tramite l'immissione del testo direttamente da tastiera nell'editor di legende, bensì predisponendo un'apposita tabella di corrispondenza tra il codice numerico archiviato nel campo TIPO della tabella mdrmpcov.pat e la descrizione testuale della singola voce. La tabella dovrebbe avere il seguente aspetto:
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Il modo più semplice di creare e modificare una tabella è quello di utilizzare un software ben noto e facile da usare, come per esempio Microsoft Excel. Il primo passo consiste quindi nell'avviare Excel e nell'inserimento delle 15 righe e due colonne esattamente come riportato qui sopra.
Dopodiché occorre individuare un formato appropriato per salvare sul disco fisso il file appena creato. Il formato che, solitamente, si utilizza per scambiare dati alfanumerici organizzati in tabella è dBASE III, che è riconosciuto praticamente da tutti i software di gestione delle basi di dati. Prima di procedere al salvataggio, bisogna tuttavia accertarsi che se sono impostate correttamente le larghezze dei campi. A differenza dei normali fogli di calcolo, dove la larghezza delle celle viene generalmente indicata in centimetri, il formato dBASE III (come anche il formato interno di Arc/Info) richiede che venga specificata una larghezza per ogni campo espressa in caratteri di visualizzazione (che corrisponde alla specifica "Output Width" in Arc/Info). Si dovranno quindi eseguire il seguenti passaggi:
Non bisogna preoccuparsi se, nella prima riga, la parola "TIPO" non viene visualizzata per intero (ormai non si ragiona più in termini di fogli di calcolo di Excel, ma in termini di database tabellare con larghezze dei campi). Per salvare effettivamente il file in formato dBASE III occorre ora
A questo punto si può uscire da Microsoft Excel ed avviare ArcView per aprire il file descpol1.dbf. Si procede quindi nel modo seguente:
Per creare la relazione tra la tabella mdrmpcov.pat e la nuova tabella descpol1.dbf occorre ora aprire la tabella degli attributi del tema "Uso del suolo" ed eseguire il comando JOIN:
Come si vede, ora la tabella mdrmpcov.pat contiene anche il campo DESCRIZ proveniente dalla tabella descpol1.dbf. Ora si può tornare alla finestra "View1" per impostare la legenda.
Avviando quindi l'editor di legende, si noterà come nella casella a cascata "Field:" è adesso disponibile anche la voce "Descriz". Basterà quindi impostare i motivi ed i colori per la rappresentazione, e non bisognerà più, come prima, editare le voci della legenda.
Questo, dunque, è un modo più razionale di impostare la legenda nelle visualizzazione costruite con l'ausilio di un software GIS. Quanto ad ArcView è comunque da dire che operare in questo modo presenta qualche inconveniente non trascurabile: Se si dovesse decidere di cambiare i valori testuali nella tabella descpol1.dbf, tali cambiamenti vengono sì recepiti al momento della riapertura del file di progetto salvato su disco, ma la legenda resta così come era stata al momento della sua creazione (con i nomi delle voci ormai non più attuali). Tuttavia, i software più 'intelligenti' come Arc/Info non commettono errori di questo genere, per cui in via di principio resta questa la strada maestra per impostare una legenda.
Il file di progetto step0002.apr (estraibile dall'archivio TAR compresso step0002.tgz) contiene gli elementi appena illustrati e contiene anche una seconda visualizzazione che riporta di nuovo i perimetri degli edifici selezionati con l'ausilio della query discussa in precedenza.
Il file di progetto step0003.apr (estraibile dall'archivio TAR compresso step0003.tgz) contiene invece una visualizzazione in cui è nuovamente presente la rappresentazione dell'uso del suolo impiegando il campo DESCRIZ della tabella descpol1.dbf relazionata e in cui tutti temi che riportano elementi lineari sono stati definiti in base a delle query della tabella mdrmpcov.aat. I temi lineari in questione e le relative queries sono:
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delle sedi stradali: |
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Pagina creata il 3 aprile 1997, completamente modificata il 13 aprile 1997 e aggiornata il 22 aprile e il 22 maggio 1997.
Per informazioni potete contattarmi all'indirizzo hedorfer@cidoc.iuav.unive.it